I dati riportati sono noti: 9 milioni di processi in corso. Sette anni necessari per una causa civile e cinque per un processo penale. Sui quotidiani, quando si parla di Giustizia, ricorre ormai la parola “collasso”. Domani sentiremo l’ennesimo grido di dolore del Primo Presidente della Cassazione.
Ormai il rischio è l’assuefazione. La gente comincia a credere che sia qualcosa di inevitabile, un po’ come l’influenza invernale.
La verità è il contrario. Per affrontare la crisi strutturale della Giustizia italiana si può fare molto e in tempi rapidi (guardate qui i paragrafi “Giustizia”), ma occorre avere chiare le priorità.
Abbiamo alle spalle un “ventennio perduto” tra futili dibattiti, polemiche pro o contro la magistratura.
Invece che ad una discussione sui temi cruciali per tutti abbiamo assistito a una radicalizzazione del conflitto su temi appartenenti all’interesse di una parte politica.
Il governo Monti ha appena toccato la punta dell’iceberg. Purtroppo abbiamo l’intero iceberg da sciogliere.
E bisogna farlo presto. Per questo noi abbiamo preferito individuare una serie di interventi prioritari da poter attuare nei primi mesi.